Noi siamo la memoria

Tra 27 mesi compirò 60 anni e sarò ‘anziana’! Che bello!
Sono contenta di aver vissuto a sufficienza per avere memoria di altri stili di vita, di eventi dei quali si parla e che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere.

Il famoso ’68, ad esempio. Frequentavo la facoltà di Architettura, Politecnico di Milano. Abitavo in Piazzale Loreto. Una sera, poco prima di cena, sentii grida di molte persone e suono di clacson: cosa accadeva? Il traffico non era caotico, com’è adesso. Mi affacciai e vidi una scena che non dimenticherò mai: molti giovani avevano occupato la piazza, là dove sarebbero dovute transitare le macchine. Ce n’erano di seduti, altri erano in piedi, avevano cartelloni, gridavano slogan. Era stupefacente: non avevo mai visto niente di simile! Nessuna manifestazione, per quanto oceanica, mi diede negli anni a seguire l’impressione di sconvolgente novità, di cambiamento di un’era, quanto quel sit in in piazzale Loreto! Tutto ha un nome, oggi; allora era un’emozione.

‘Essere o avere’ è un dilemma ormai fuori moda, nessuno lo cita, forse molti giovani nemmeno sanno chi lo usò e per esprimere cosa. Sono passati pochi anni, ma è come vivere un’altra vita. E l’avere, a mio parere, è già troppo impegnativo per il mondo odierno: avere significa possedere, mantenere nel proprio possesso. Implica la conquista, il dare valore e significato a ciò che è proprio e non altrui. Ci sono tanti impegni emotivi e di comportamento, nell’avere, e (perché no?) anche scelte.
Oggi si consuma: si acquista ciò che il mercato propone e lo si consuma. Spesso nemmeno lo si consuma, il bene acquistato: lo si mette lì, in casa, da qualche parte, lo si dimentica; ciò che conta è sapere di averlo.

Ho acquistato un oggetto magico che contiene, musiche, fotografie, testi, gli indirizzi degli amici, il calendario degli impegni…. Sono certa che possano fare anche altre cose, che ancora non ho scoperto. E’ grande (dovrei forse dire piccolo) come un pacchetto di sigarette (immagino: io non fumo): dove stanno tutti quei dati? Lo sto imparando a conoscere un poco alla volta, il mio piccolo miracolo tecnologico, credo che mi ci vorranno settimane, forse di più per imparare ad usarlo, ma io sono contenta, perché mi diverte conoscerlo un po’ alla volta e, alla fine, possederlo. Un po’ come se lo avessi conquistato e lui (non potrei dire esso) diventasse mio nella relazione che si instaura, non nell’esborso degli euro.
Mi appartiene perché mi dà emozioni, mi stupisce, mi fa anche innervosire quando non riesco ad ottenere da lui ciò che voglio. Ma quando riesco a collegarlo al TV e vedo la foto di Bonnie, la mia cagnolotta a tutto schermo, sono felice come un bambino davanti alla prima bicicletta: “Guarda! Bonnie!”

E’ bello stupirsi ancora, con tutto se stessi. E’ bello giocare con un computer come un tempo con le bambole. Che differenza c’è? E’ come andare in bicicletta: una volta imparato, non lo dimentichi più.
Essere bambini dentro non può essere cancellato, né dimenticato. Se l’hai vissuto un tempo, lo puoi vivere anche ora. Che bello essere anziani e ricordare il gioco del mondo disegnato a terra con il gesso, i tanti giochi con la palla a muro, i travestimenti e le spade di cartone.

“Facciamo finta che...” erano le parole magiche e tutto poteva accadere e ognuno poteva essere chi voleva. Forse per questo mi piace scrivere le fiabe, abbracciare gli alberi e ascoltare nei canti degli uccelli storie di paesi lontani.

Quando ero adolescente le persone di 60 anni mi sembravano vecchie; veramente mi sembravano vecchie già a 30... Ora che ci sono quasi arrivata, ai 60 anni, capisco che alcuni di noi invecchiano, altri diventano anziani.
Dall’America sono venuti a noi il caffè e il cacao, la coca cola, il pop corn, ma anche stupendi spunti spirituali, soprattutto dalla California, che è una terra davvero speciale. Proprio in California sono stati creati centri spirituali nei quali gli anziani prendono coscienza del proprio importante ruolo all’interno della società e trasformano poi la propria consapevolezza in azione a vari livelli. Le riflessioni su questo aspetto così importante e fondante della società attuale mi ha dato una sensazione di grande dignità interiore e gioia.

Sono contenta di essere anziana! Fra poco più di due anni avrò l’abbonamento ai mezzi pubblici a prezzo ridotto, biglietti agevolati in molte altre situazioni: che bel risparmio!
Soprattutto sono contenta di essere anziana per ciò che questo significa: continuare con gioia la mia ricerca interiore, mettendo a disposizione la mia esperienza di vita per il presente e il futuro di chi vorrà usufruirne.

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9 agosto 2005



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