Un Mondo… talvolta un Oceano

Il mondo dell'informatica: ti sposti da un sito all'altro, conosci, scopri. Aggiorni, metti in memoria, liberi dalla memoria.
Sembra la metafora di un viaggio, un viaggio di vacanza o anche quello della vita.
E' così per chi conosce i vettori di trasporto: il computer, il web, le terminologie che identificano la stazione di partenza e quella di arrivo, includendo ovviamente le tappe intermedie.

Mi fa pensare ad un treno, che parte dalla Stazione Centrale diretto verso il nord dell'Europa. Arriva ad una stazione sconosciuta e lontana: lì si ferma. Io (una parte di me, simbolica) scendo e mi guardo attorno. La prima cosa che mi colpisce è la luce: trasparente. Poi i profumi: erbe di bosco, sconosciute e stimolanti. Le persone sono diverse da quelle che incontro a Milano: sembrano appartenere ad un’epoca già vissuta, allo stesso tempo sono il nostro futuro. Già, perchè il nostro futuro ci chiederà di ritornare qualche passo indietro, con la conoscenza e la consapevolezza di ciò che ora stiamo vivendo, dei problemi nei quali siamo coinvolti.

Il mondo dell'informatica è per me come un paese nordico: essenziale, invitante, ma la lingua è sconosciuta, non intuibile. Come comunicare? Senza un interprete, una guida, come procedere?
Per anni ho posseduto un computer; da pochi mesi uso il mio computer. Il cambiamento è iniziato quando una persona ‘capace di insegnare’ (saper usare il computer non è sufficiente, anzi non c’entra affatto!) mi ha fornito le basi che da tempo ricercavo senza trovarle. Per sempre riconoscente al mio maestro di computer!
Alcune mie amiche si sono stupite di questo mio cambiamento: loro hanno marito e/o figli che risolvono i loro problemi informatici. Io le ho sempre invidiate. Ora, però, le vedo curiose desiderose di imparare a fare da sole, senza aspettare il momento libero di chi, in famiglia, detiene il potere del mouse. Chissà, forse daremo vita ad un movimento ad hoc…

I profumi sono già penetrati dentro, sono diventati parte di me: mi sono innamorata di loro senza accorgermi e ormai non potrei più escluderli. Sono inebriata: davanti al mio piccolo Mac, persa nelle immagini che creo sullo schermo; la stanza sembra essersi dissolta, come il telefono, la TV può continuare a parlare e a tentarmi: invano.
Il piccolo Mac è il mio compagno di viaggio, insieme creiamo realtà, lui dà forma alla mia gioia interiore, rende visibili al mondo le immagini che stanno nella mia mente. Vorrei dire (lo sussurro appena, rimanga un segreto tra noi): Mac dona la vita alle mie emozioni.

Le parole, le immagini, si formano sullo schermo. Ho imparato a renderle documento. Ho imparato a salvarle in un formato leggibile ad altri. Ho imparato ad inviarle via mail: per condividerle con persone che ancora non conosco ma che poi, spesso, mi scrivono in risposta. Il viaggio continua, le tappe non sono programmate.

L'informatica altre volte è per me un oceano. Navigo a vista, senza punti di riferimento, senza una bussola con la quale orientarmi. Tante proposte nei negozi e sulle riviste: come scegliere? Mi serviranno? Come installare i nuovi programmi? I libri di istruzioni sono spesso assenti dalle confezioni che contengono i CD di installazione; quando sono presenti 'saltano' passaggi che per gli esperti sono scontati, ma le omissioni rendono impossibile procedere a chi esperto non è. I giovani non hanno questi problemi; chi si accosta all'informatica in una diversa età non è contemplato nella casistica dei produttori.

Per anni le paure di perdere i dati, di distruggere qualcosa di essenziale, di creare danni irreparabili nel sistema sono state per me angoscianti, simili alle tempeste che minacciano le navi in pieno oceano. Erano emozioni che si scatenavano all'improvviso, incontrollabili.
Accadeva, ad esempio, quando mi sembrava di aver perso un documento appena creato, oppure quando non riuscivo a trovare il comando per eseguire una operazione indispensabile. Il panico prendeva il sopravvento in molti casi; spesso, in fase preventiva rispetto ai guai, evitavo il più possibile le operazioni nuove. Non ho imparato niente per anni.
Ora non è più così. Spronata dal mio maestro di computer, oso: mi avventuro in percorsi nuovi, sperimento. So che al massimo dovrò chiedere aiuto ad una persona esperta, che saprà ripescare da qualche parte, in qualche modo, ciò che mi sono persa. Ho imparato a fare copia (si chiama back up) dei documenti importanti, così non ci sono rischi gravi di perdita. Cose banali per molti. Non esistono le cose banali: esistono le cose che si sanno e quelle che non si sanno. Banale è colui che dà per scontato ciò che sa, non tenendo in conto quante cose ignora. Si auguri di non incontrare un altro come lui, quando dovrà imparare qualcosa di nuovo!

Vorrei che queste mie semplici considerazioni fossero di sprone per coloro che, come me, vorrebbero avvicinarsi al mondo dell’informatica, ma si trovano in difficoltà, come me.

Non ho abbandonato le mie care abitudini cartacee per il computer. Adoro scrivere sulla carta. Con la matita, possibilmente di legno non verniciato (faccio eccezione solo per quelle ricoperte di vernice lucida nera, con la riga arancione in alto).
Adoro ricevere biglietti cartacei e lettere. Non vi rinuncerei per nessun motivo! Ma restare ancorati alla carta e penna e a ciò che ne consegue sarebbe come scegliere l’andatura di cappa quando il mare è in tempesta.

C'è un libro che mi piace molto, di Henri Laborit: Elogio della fuga. La prefazione del libro dice:
“Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani da casa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione.
Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio.“

La fuga non è spegnere il computer e dire “Basta! Non sono capace.”
La fuga alla quale ci sprona Laborit è l’avventurarsi nel mondo dell’ignoto, rinunciando al porto sicuro conosciuto e familiare.
La fuga è stato per me imparare a giocare con il mio piccolo Mac, un amico gioioso disponibile ad ogni mio invito: basta un clic e lui si illumina, pronto ad interagire.
C’è un mondo da scoprire, amiche carissime, pieno di sorprese piacevoli! Possiamo accedervi da casa, anche mentre la lavatrice sta facendo il bucato o la verdura sta cocendo nella pentola a pressione! Non costa nulla: possiamo usare il computer di famiglia o, se ci è possibile, comprarcene uno piccino tutto per noi: trasportabile, che stia dentro uno zainetto e possa seguirci quando andiamo a casa delle amiche. Io lo faccio, talvolta.
Una sera, ad esempio, sono andata a casa di un’amica che ha due gatti, munita di macchina fotografica digitale e piccolo Mac, cena, consulto su cambiamento di arredo della cucina, foto ai gatti, creazione di cartoline usando le foto dei suoi gatti.
Quando è tornato a casa suo figlio, verso mezzanotte, è rimasto stupito di vederci impegnate in queste attività: stupito e contento. Anche questo è un buon modo per sorridere e mantenersi giovani dentro!

L’informatica attiva la nostra parte bambina. Quando entro in un negozio di questo tipo l’età delle persone che pigiano i tasti dei computer esposti o sfogliano i libri e le riviste si livella: davanti ai prodotti appena usciti siamo tutti bambini davanti ai giochi.
Non sono esente da queste tentazioni. Gli incaricati alle vendite sono spesso giovani, bene informati, in genere molto gentili e disponibili.
Se non intervenisse la parte genitoriale acquisterei ogni volta qualche cosa, ma confesso che spesso almeno una rivista mi accompagna nella strada di ritorno a casa.
Non capisco tutto ciò che è scritto negli articoli, ma mi sembra utile familiarizzare con i termini e, se pure a grandi linee, essere aggiornata sui prodotti. Leggo, sottolineo, metto punti di domanda.

Al corso di base di Mac per l’uso di Os X ho conosciuto una signora mia coetanea, molto interessata all’uso di alcuni programmi divertenti di Mac. L’informatica è per noi un argomento di scambio: le chiedo chiarimenti, ci scambiamo le riviste, magari prolunghiamo la chiacchierata davanti ad una pizza. E’ una persona simpatica, con interessi che mi hanno stupita.
Un clic e si è aperto un percorso: verso una conoscenza da approfondire.

Tutto sommato è il caso di sdrammatizzare alcuni miti sull’informatica. Gli anziani miei coetanei prendano coscienza delle proprie risorse: molto spesso non riusciamo ad accedere a questo mondo solo perché non incontriamo le persone capaci di insegnarci la giusta modalità. Smettiamo di crederci incapaci o inadeguati! Impariamo e cercare le persone competenti e, se siete già tra coloro che si divertono anche con il computer, oppure se entrerete a farne parte: scriviamo una mail, clic e apriamo un percorso verso nuove conoscenze.

La mia casella di posta è contenta di ricevere messaggi:
chi lo desidera mi scriva! Risponderò con piacere.



Tutti i testi e le foto presenti nel sito sono proprietà eclusiva di Ida Caruggi, il loro utilizzo è consentito esclusivamente
su autorizzazione esplicita di Ida Caruggi. Ogni abuso verrà perseguito a termini di legge.